Il terzo occhio

Il terzo occhio

Il libro del terzo occhio

Il terzo occhio è il nostro centro intuitivo, è la struttura vincolante del nostro sé superiore e del nostro sé cosciente. La parte di noi che è onnisciente, e la parte di noi che è solo consapevole delle nostre esperienze, emozioni e corpo.

Aprire il tuo terzo occhio demolisce i tuoi sistemi di credenze e di educazione. Una volta che quei muri sono andati in frantumi, si arriva al fondamento della verità. Frantumare i vostri sistemi di conforto può essere travolgente ed è spesso il più grande ostacolo che vi afferra la caviglia come una palla di piombo e una catena, ostacolando la vostra capacità di passare al risveglio. Una volta rilasciata la paura di “Cosa mi succederà? Di cosa diventerò consapevole? Chi diventerò?”, possiamo andare alla deriva nel campo della contentezza compassionevole verso cui la nostra intuizione ci dirige sempre.

È attraverso il processo di resa. Abbandonando la nostra versione controllata e limitata di come si svolgerà la nostra vita. In modo che possiamo arrivare alla più grande verità di ciò che è. Ciò che siamo a livello di esistenza e non esistenza. Possiamo poi avvolgerci in questa calda coperta di sicurezza e facilità che tutto va bene.

La ghiandola pineale

Il terzo occhio (chiamato anche occhio della mente o occhio interno) è un concetto mistico ed esoterico di un occhio invisibile speculativo, solitamente raffigurato come situato sulla fronte, che fornisce la percezione oltre la vista ordinaria.[1]

Il terzo occhio si riferisce alla porta che conduce ai regni interni e agli spazi della coscienza superiore. Nella spiritualità, il terzo occhio simboleggia spesso uno stato di illuminazione. Il terzo occhio è spesso associato a visioni religiose, chiaroveggenza, la capacità di osservare i chakra e le aure,[3] precognizione, ed esperienze fuori dal corpo. Le persone che si dice abbiano la capacità di utilizzare il loro terzo occhio sono talvolta conosciute come veggenti. Nell’induismo e nel buddismo, si dice che il terzo occhio si trovi intorno al centro della fronte, leggermente al di sopra dell’attaccatura delle sopracciglia, rappresentando l’illuminazione che si raggiunge attraverso la meditazione.[4][5] Gli indù mettono anche un “tilaka” tra le sopracciglia come rappresentazione del terzo occhio,[6] che si vede anche sulle espressioni di Shiva.[4] I buddisti considerano il terzo occhio come “l’occhio della coscienza”, che rappresenta il punto di osservazione da cui si raggiunge l’illuminazione al di là della vista fisica.[4]

Il terzo occhio film

Il terzo occhio è un libro pubblicato da Secker & Warburg nel novembre 1956. Inizialmente si sosteneva che il libro fosse stato scritto da un monaco tibetano di nome Lobsang Rampa. In seguito ad un’indagine si scoprì che l’autore era Cyril Henry Hoskin (1910-1981), il figlio di un idraulico britannico, che sosteneva che il suo corpo era occupato dallo spirito di un monaco tibetano chiamato martedì Lobsang Rampa. Il libro è considerato una bufala.[1][2]

La storia de Il terzo occhio inizia in Tibet durante il regno del 13° Dalai Lama. Martedì Lobsang Rampa, figlio di un aristocratico di Lhasa, intraprende gli studi di teologia e viene presto riconosciuto per le sue prodigiose capacità. Entrando nell’adolescenza, il giovane Rampa intraprende imprese sempre più impegnative fino a quando viene riconosciuto come una risorsa cruciale per il futuro di un Tibet indipendente. I Lama del Tibet avevano predetto un futuro in cui la Cina avrebbe tentato di riaffermare la sua autorità, e Rampa viene operato per aiutarlo a preservare il suo paese. Un terzo occhio viene trapanato nella sua fronte, permettendogli di vedere le aure umane e di determinare le motivazioni nascoste delle persone.

Cosa succede quando apri il terzo occhio

Il terzo occhio (chiamato anche occhio della mente o occhio interno) è un concetto mistico ed esoterico di un occhio invisibile speculativo, di solito raffigurato come situato sulla fronte, che fornisce la percezione oltre la vista ordinaria.[1]

Il terzo occhio si riferisce alla porta che conduce ai regni interni e agli spazi della coscienza superiore. Nella spiritualità, il terzo occhio simboleggia spesso uno stato di illuminazione. Il terzo occhio è spesso associato a visioni religiose, chiaroveggenza, la capacità di osservare i chakra e le aure,[3] precognizione, ed esperienze fuori dal corpo. Le persone che si dice abbiano la capacità di utilizzare il loro terzo occhio sono talvolta conosciute come veggenti. Nell’induismo e nel buddismo, si dice che il terzo occhio si trovi intorno al centro della fronte, leggermente al di sopra dell’attaccatura delle sopracciglia, rappresentando l’illuminazione che si raggiunge attraverso la meditazione.[4][5] Gli indù mettono anche un “tilaka” tra le sopracciglia come rappresentazione del terzo occhio,[6] che si vede anche sulle espressioni di Shiva.[4] I buddisti considerano il terzo occhio come “l’occhio della coscienza”, che rappresenta il punto di osservazione da cui si raggiunge l’illuminazione al di là della vista fisica.[4]

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