Chi e shiva

Chi e shiva

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Il sahasranama di Shiva è una “lista di mille nomi” di Shiva, una delle divinità più importanti dell’induismo. Nella tradizione indù un sahasranama è un tipo di inno devozionale (sanscrito: stotra) che elenca molti nomi di una divinità. I nomi forniscono un catalogo esaustivo degli attributi, delle funzioni e della principale mitologia associata alla figura che viene lodata. Lo Shiva Sahasranama si trova nello Shiv Mahapuran e in molte altre scritture come il Linga Purana.

Esistono almeno otto diverse varianti dello Shiva Sahasranama[1] mentre quella che appare nel Libro 13 (Anushasana Parva) del Mahabharata è considerata la versione principale.[2] Una versione è contenuta nel Linga Purana mentre un’altra versione ricorre nel Mahabharata.

La sovrapposizione dei nomi con il Vishnu sahasranama ha portato Adi Shankara a concludere che Shiva e Vishnu sono identici ed entrambi uguali al Dio monoteista, una conclusione che è ora un principio centrale della tradizione advaitana o Smarta dell’induismo.

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Shiva ha radici tribali pre-vediche,[14][15] e la figura di Shiva come lo conosciamo oggi è un amalgama di varie vecchie divinità non vediche e vediche, tra cui il dio della tempesta rigvedica Rudra che potrebbe anche avere origini non vediche,[16] in un’unica divinità principale.[17][18][19][20]

Shiva è conosciuto come “Il Distruttore” all’interno della Trimurti, la triplice divinità suprema che include Brahma e Vishnu.[1][21] Nella tradizione shaivita, Shiva è il Signore Supremo che crea, protegge e trasforma l’universo.[9][10][11] Nella tradizione Shakta, la Dea, o Devi, è descritta come una delle supreme, tuttavia Shiva è venerato insieme a Vishnu e Brahma. Una dea è dichiarata essere l’energia e il potere creativo (Shakti) di ciascuno, con Parvati (Sati) il partner complementare uguale di Shiva.[22][23] È una delle cinque divinità equivalenti nella Panchayatana puja della tradizione Smarta dell’induismo.[12]

Shiva è l’Atman (Sé) primordiale dell’universo.[9][24][25] Ci sono molte rappresentazioni di Shiva sia benevole che temibili. Negli aspetti benevoli, è raffigurato come uno Yogi onnisciente che vive una vita ascetica sul monte Kailash[1] e come un capofamiglia con la moglie Parvati e i suoi due figli, Ganesha e Kartikeya. Nei suoi aspetti feroci, è spesso raffigurato mentre uccide i demoni. Shiva è anche conosciuto come Adiyogi Shiva, considerato il dio patrono dello yoga, della meditazione e delle arti.[26][27][28]

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Il dio Shiva è una delle figure più importanti del credo indù. Il suo nome significa letteralmente “il propizio”, ma il suo epiteto più comune è “il distruttore”.    Assume molte forme nelle scritture indù e si dice che abbia 1008 nomi. Uno dei nomi più comuni per lui è “Mahadeva”, che significa “grande dio”. Più comunemente, è visto come un terzo della trimurti, i tre dei più sacri. È uno degli dei più complessi e misteriosi della tradizione indù a causa della sua natura paradossale.

Si pensa generalmente che Shiva abbia avuto origine da Rudra, un dio venerato nella valle dell’Indo durante il periodo vedico. Rudra era un cacciatore e un dio della tempesta, ed era molto feroce nei suoi modi. Era una delle divinità principali del pantheon vedico. Il padre di Rudra era il Signore degli Esseri e sua madre era Usha, la Dea dell’Alba. Quando nacque, non gli fu dato un nome, così cominciò a piangere. Pregò suo padre di dargli un nome e gli fu concesso “Rudra”, dalla parola rud, che significa piangere o ululare. A causa dei suoi tremendi poteri come dio della tempesta, “Rudra” è spesso tradotto come “l’urlatore”. A volte veniva chiamato “Shiva”, un aggettivo che significa “gentile” come eufemismo. Gradualmente, il nome Rudra divenne intercambiabile con il nome Shiva, e nacque il moderno Shiva.

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Rudra (/ˈrʊdrə/; sanscrito: रुद्र) è una divinità rigvedica associata al vento o alla tempesta,[1] Vayu[2][3] e alla caccia.[4] Una traduzione del nome è “il ruggente”. [5][6][7] Nel Rigveda, Rudra è lodato come il “più potente dei potenti”.[8] Rudra significa “che sradica i problemi dalle loro radici”. A seconda della situazione periodica, Rudra può significare “il più severo ruggente/sovrano”.

L’etimologia del teonimo Rudra è alquanto incerta.[11] Di solito deriva dalla radice Proto-Indo-Europea (PIE) rud- (correlata all’inglese rude), che significa ‘piangere, ululare’.[11][12] Il nome Rudra può quindi essere tradotto come ‘il ruggente’. [5] Nel verso rigvedico ‘rukh draavayathi, iti rudraha’, rukh significa ‘dolore/miseria’, draavayathi significa ‘scacciare/eliminare’ e iti significa ‘ciò che’ (o ‘colui che’), implicando che Rudra è l’eliminatore del male e l’usciere della pace. Un’etimologia alternativa suggerita dal Prof. Pischel interpreta Rudra come il ‘rosso’, il ‘brillante’, forse derivato da una radice perduta rud-, ‘rosso'[7] o ‘rubicondo’, o in alternativa, secondo Grassman, ‘splendente’.[11]

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