Cose lo zen

Cose lo zen

Lo zen nell’arte del tiro con l’arco

Quando vi sentite stressati e sopraffatti perché avete un milione di cose da fare, e sembra che non ci siano abbastanza ore nella giornata per farle tutte, è probabile che concludiate che la soluzione è andare più veloce. Inoltre, probabilmente inizierete a cercare strategie e trucchi da applicare che vi permetteranno di fare di più.

Lo Zen è una forma di buddismo, e la sua essenza è sperimentare la vita direttamente. In Occidente, lo Zen è spesso sinonimo di semplicità, consapevolezza e calma. Penso che queste siano cose che tutti noi potremmo usare di più, non è vero? Se è così, qui sotto troverai 10 modi per rendere la tua giornata più zen.

Dovresti preparare il tuo giorno zen la sera prima. Anche se a volte è difficile identificare ciò che è zen, è facile notare ciò che non è zen. Ecco alcune cose che sicuramente non sono zen:

Dopo aver fatto questo, scoprirai che hai più tempo per fare le cose che sono veramente importanti per te, incluso passare più tempo con coloro che ami. Inoltre, avrai tempo per fare cose per te stesso, come fare esercizio fisico e trovare il tempo ogni giorno da passare in tranquilla contemplazione.

Buddismo zen: una storia

Lo Zen è una filosofia nata dal buddismo Mahayana nell’XI secolo. Lo Zen pone meno enfasi sulle antiche pratiche religiose e si concentra sulla meditazione, l’altruismo e l’unità nell’universo. Alcuni principi principali della filosofia Zen sono la negazione dell’ego, l’attenzione all’interconnessione nell’universo, il riconoscimento dell’attaccamento come fonte di sofferenza e la realizzazione che la percezione umana è difettosa. Mentre questi principi sono basati sulle regole del buddismo, la maggior parte di essi sono legati ai valori dell’Asia orientale come il taoismo e il confucianesimo. Quello che segue è un riassunto dei principi del Buddismo Zen giapponese preparato da Adam Acar, PhD.

Non esiste una cosa come te stesso o me stesso.  Non esiste l’ego: è solo qualcosa che presumiamo esistere.    Non esiste il sé, detto anche “anatta”. Poiché l’universo è sempre in trasformazione, non abbiamo un sé fisso o un ego, esso cambia sempre e non è qualcosa di solido che deve essere amato o glorificato. Tu non sei i tuoi pensieri, non sei i tuoi dolori, non sei le tue emozioni. Come disse Dogen “Studiare lo Zen è studiare il sé. Studiare il sé è dimenticare il sé. Dimenticare il sé è essere risvegliati da tutte le cose”. La separazione tra il sé e gli altri è solo un’illusione che scompare quando siamo risvegliati.

La via dello zen

Anche se si dice che lo Zen sia basato su una “trasmissione speciale al di fuori delle scritture” che “non si è basata sulle parole”,[1] la tradizione Zen ha un ricco background dottrinale e testuale. È stata influenzata da sutra come il Lankavatara Sutra,[2][3] il Vimalakirti Sutra,[4][5][6] l’Avatamsaka Sutra,[7] e il Lotus Sutra.

Successivamente, la tradizione Zen ha prodotto un ricco corpus di letteratura scritta che è diventata parte della sua pratica e del suo insegnamento, tra cui il Platform Sutra,[3][8] le carte del lignaggio, i detti raccolti dei maestri Zen e la letteratura dei koan.

Tuttavia, lo Zen è spesso dipinto come anti-intellettuale.[10] Questa immagine dello Zen è emersa durante la dinastia Song (960-1297), quando il Chán divenne la forma dominante di buddismo in Cina, e guadagnò grande popolarità tra le classi colte e letterarie della società cinese. L’uso dei koan, che sono testi letterari altamente stilizzati, riflette questa popolarità tra le classi superiori.[11]

Nel decimo secolo, durante i tumulti del periodo delle Cinque Dinastie e dei Dieci Regni, si svilupparono scuole orientate a livello regionale con visioni diverse sull’identità Chán. Una visione era quella del jiaowai biechuan (教外別傳), “una trasmissione speciale al di fuori dell’insegnamento”. Il punto di vista opposto

Zen

La moderna ricerca scientifica sulla storia dello Zen discerne tre narrazioni principali riguardanti lo Zen, la sua storia e i suoi insegnamenti: Narrazione Zen Tradizionale (TZN),[1][web 1] Modernismo Buddhista (BM),[2] Critica Storica e Culturale (HCC).[1] Una narrazione esterna è il Nondualismo, che sostiene che lo Zen sia un segno di un’essenza universale nondualista delle religioni.[3][4]

La narrativa Zen tradizionale si è sviluppata per fasi in Cina durante la dinastia Tang e l’inizio della dinastia Song, dal VII all’XI secolo. Divenne dominante durante la dinastia Song, quando il Chán era la forma dominante di buddismo in Cina, grazie al sostegno della corte imperiale.[5]

La Narrativa Zen Tradizionale basa la sua autocomprensione soprattutto sulle storie di incontro dei noti maestri del tardo periodo Tang, come Mazu Daoyi e Linji Yixuan.[7] Questo periodo è visto come l'”età dell’oro” del Chan, una “colorazione romantica”[7] scartata da McRae:

“…ciò a cui ci si riferisce non è un insieme di attività ed eventi realmente accaduti dall’VIII al X secolo, ma piuttosto la ri-creazione retrospettiva di quelle attività ed eventi, le identità immaginate delle figure magiche del Tang, nella mente dei devoti del Chan della dinastia Song”[7] “Questa qualità retrospettiva pervade la tradizione Chan. Di volta in volta scopriamo che abbiamo a che fare non con ciò che è accaduto in un dato momento, ma con ciò che la gente pensava fosse accaduto in precedenza”[8].

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