Filosofia vedanta

Filosofia vedanta

Advaita vedanta pdf

Il Dvaita Vedanta è un’interpretazione dualistica dei Veda che sposa il dualismo teorizzando l’esistenza di due realtà separate. La prima e unica realtà indipendente (svatantra-tattva), afferma la scuola Dvaita, è quella di Vishnu come Brahman.[9] Vishnu è il Sé supremo, in modo simile al Dio monoteista di altre grandi religioni. [10] Si crede che sia onnipotente, eterno,[11] sempre esistente, eterno, onnisciente e compassionevole.[12] La seconda realtà è quella dell’universo dipendente (asvatantra-tattva) ma ugualmente reale che esiste con una propria essenza separata. Tutto ciò che è composto dalla seconda realtà, come l’anima individuale, la materia e simili, esiste con una propria realtà separata. Il fattore distintivo di questa filosofia, in opposizione all’Advaita Vedanta monistico, è che Dio assume un ruolo personale ed è visto come una reale entità eterna che governa e controlla l’universo.[13]

Il Dvaita Vedanta riconosce due principi; tuttavia, ritiene che uno di essi (il senziente) sia eternamente dipendente dall’altro. Le anime individuali sono rappresentate come riflessi, immagini o ombre del divino, ma mai in alcun modo identiche al divino. Moksha (liberazione) è quindi descritto come la realizzazione che tutta la realtà finita è essenzialmente dipendente dal Supremo.[9] Si crede che Dio abbia mostrato la via per raggiungere moksha attraverso diversi avatar.[11]

Yoga vedanta

La risposta a questa domanda si trova nel concetto di maya, o ignoranza. Maya è il velo che copre la nostra vera natura e la vera natura del mondo che ci circonda. Maya è fondamentalmente imperscrutabile: non sappiamo perché esiste e non sappiamo quando è iniziata. Quello che sappiamo è che, come ogni forma di ignoranza, maya cessa di esistere all’alba della conoscenza, la conoscenza della nostra stessa natura divina.

Eppure per noi questa realtà è condizionata, come uno specchio deformato, dal tempo, dallo spazio e dalla causalità, la legge di causa ed effetto. La nostra visione della realtà è ulteriormente oscurata da un’errata identificazione: ci identifichiamo con il corpo, la mente e l’ego piuttosto che con l’Atman, il Sé divino.

Questa errata percezione originale crea più ignoranza e dolore in un effetto domino: identificandoci con il corpo e la mente, temiamo la malattia, la vecchiaia e la morte; identificandoci con l’ego, soffriamo di rabbia, odio e cento altre miserie. Eppure niente di tutto ciò colpisce la nostra vera natura, l’Atman.

Maya può essere paragonata alle nuvole che coprono il sole: il sole rimane nel cielo ma una densa copertura di nuvole ci impedisce di vederlo. Quando le nuvole si disperdono, diventiamo consapevoli che il sole è stato lì per tutto il tempo. Le nostre nuvole – che appaiono come egoismo, egoismo, odio, avidità, lussuria, rabbia, ambizione – vengono allontanate quando meditiamo sulla nostra vera natura, quando ci impegniamo in azioni disinteressate e quando agiamo e pensiamo costantemente in modi che manifestano la nostra vera natura: cioè attraverso la veridicità, la purezza, la contentezza, l’autocontrollo e la pazienza. Questa purificazione mentale scaccia le nuvole di maya e permette alla nostra natura divina di risplendere.

Riassunto della filosofia vedanta

Swami Vivekananda, il fondatore della prima Società Vedanta Da non confondere con la Società Internazionale Vedanta. Swami Abhedananda (1866-1939), fu chiamato dall’India da Swami Vivekananda nel 1897 per dirigere la Società.

Le Società Vedanta si riferiscono a organizzazioni, gruppi o società formate per lo studio, la pratica e la propagazione del Vedanta. Più specificamente, si riferiscono spesso a rami della Missione Ramakrishna situati al di fuori dell’India.

I rami dell’Ordine di Ramakrishna situati al di fuori dell’India sono generalmente conosciuti come Società Vedanta, e sono sotto la guida spirituale dell’Ordine di Ramakrishna.[1] Il lavoro delle Società Vedanta in Occidente è stato principalmente dedicato ad attività spirituali e pastorali, anche se molte di esse svolgono qualche forma di servizio sociale. Molte delle società Vedanta occidentali hanno monaci residenti, e diversi centri hanno suore residenti.[1]

La prima società Vedanta, la Vedanta Society di New York, fu fondata da Swami Vivekananda nel novembre 1894.[2] Vivekananda chiese in seguito a Swami Abhedananda di guidare l’organizzazione nel 1897.[3] Molte delle società Vedanta esistenti sono affiliate, formalmente o informalmente, all’Ordine Ramakrishna, l’ordine monastico che ha portato alla formazione della Missione Ramakrishna.

Insegnamenti vedanta

Neo-Vedanta, chiamato anche modernismo indù,[1] neo-induismo,[2] induismo globale[3] e universalismo indù,[web 1] sono termini per caratterizzare le interpretazioni dell’induismo che si svilupparono nel XIX secolo.[4] Il termine “Neo-Vedanta” fu coniato dall’indologo tedesco Paul Hacker, in modo peggiorativo, per distinguere gli sviluppi moderni dal “tradizionale” Advaita Vedanta.[5]

Tra i principali fautori di tali interpretazioni moderne dell’induismo vi furono Vivekananda, Aurobindo e Radhakrishnan, che in qualche misura contribuirono anche all’emergere dei movimenti neo-indù in Occidente.

Il Neo-Vedanta è stato influente nella percezione dell’Induismo, sia in Occidente che nelle classi più istruite in India. Ha ricevuto apprezzamenti per la sua “soluzione di sintesi”,[10] ma è stato anche criticato per il suo Universalismo. Gli stessi termini “Neo-Hindu” o “Neo-Vedanta” sono stati anche criticati per il loro uso polemico, il prefisso “Neo-” intende allora implicare che queste interpretazioni moderne dell’Induismo sono “inautentiche” o per altri versi problematiche.[11]

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