Karma

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Nodo senza fineNodo senza fine sulla ruota di preghiera del tempio nepaleseI simboli del karma come il nodo senza fine (sopra) sono motivi culturali comuni in Asia. I nodi senza fine simboleggiano l’interconnessione di causa ed effetto, un ciclo karmico che continua eternamente. Il nodo senza fine è visibile al centro della ruota di preghiera.

Karma (/ˈkɑːrmə/; sanscrito: कर्म, IPA:  [ˈkɐɽmɐ] (ascolta); Pali: kamma) significa azione, lavoro o atto. [1] Il termine si riferisce anche al principio spirituale di causa ed effetto, spesso chiamato descrittivamente principio del karma, dove l’intento e le azioni di un individuo (causa) influenzano il futuro di quell’individuo (effetto):[2] Il buon intento e le buone azioni contribuiscono al buon karma e a rinascite più felici, mentre il cattivo intento e le cattive azioni contribuiscono al cattivo karma e alle cattive rinascite.[3][4]

Wilhelm Halbfass (2000) spiega il karma (karman) contrapponendolo alla parola sanscrita kriya:[3] mentre il kriya è l’attività insieme ai passi e allo sforzo nell’azione, il karma è (1) l’azione eseguita come conseguenza di quell’attività, così come (2) l’intenzione dell’attore dietro un’azione eseguita o un’azione pianificata (descritto da alcuni studiosi[9] come residuo metafisico lasciato nell’attore). Una buona azione crea un buon karma, così come una buona intenzione. Una cattiva azione crea un cattivo karma, così come una cattiva intenzione.[3]

origine del karma

Karma e karmaphala sono concetti fondamentali nel Buddhismo.[12][13] I concetti di karma e karmaphala spiegano come le nostre azioni intenzionali ci tengono legati alla rinascita nel samsara, mentre il sentiero buddhista, come esemplificato nel Nobile Ottuplice Sentiero, ci mostra la via d’uscita dal samsara.[14]

È l’impulso psicologico dietro un’azione che è “karma”, quello che mette in moto una catena di cause che culmina nel frutto karmico. Le azioni, quindi, devono essere intenzionali se vogliono generare frutti karmici.[26]

Il Buddha definì il karma come intenzione; sia che l’intenzione si manifestasse in forma fisica, vocale o mentale, era solo l’intenzione ad avere un carattere morale: buono, cattivo o neutro Il centro dell’interesse si spostò dall’azione fisica, coinvolgendo persone e oggetti nel mondo reale, al processo psicologico.[27]

Secondo Gombrich, questa fu una grande innovazione, che rovescia l’etica brahmanica, legata alle caste. È un rifiuto delle differenze legate alle caste, dando la stessa possibilità di raggiungere la liberazione a tutte le persone, non solo ai brahmanici:[28]

karma rifiuti alimentari

Il karma è un concetto dell’Induismo che spiega attraverso un sistema in cui gli effetti benefici derivano dalle azioni benefiche passate e gli effetti dannosi dalle azioni dannose passate, creando un sistema di azioni e reazioni attraverso le vite reincarnate di un’anima (Atman)[1] formando un ciclo di rinascite. Si dice che la causalità sia applicabile non solo al mondo materiale ma anche ai nostri pensieri, parole, azioni e azioni che gli altri fanno sotto le nostre istruzioni[2].[importanza?] per esempio se fai una cosa buona, ti succede qualcosa di buono, e lo stesso vale se fai una cosa cattiva. Si dice nei Purana che il signore del karma è il pianeta Saturno, Shani.[3]

Ci sono tre diversi tipi di karma: il prarabdha karma che viene sperimentato attraverso il corpo presente ed è solo una parte del sanchita karma che è la somma dei karma passati, e l’agami karma che è il risultato della decisione e dell’azione attuale.[4]

La prima apparizione della parola karma si trova nel Rigveda. Il termine karma appare significativamente anche nei Veda. Secondo i Brahmana, “come sua moglie l’uomo nasce nel mondo che ha fatto” e si viene messi in equilibrio nell’altro mondo per una stima della propria azione buona e cattiva. Dichiara anche che siccome l’uomo è “costituito” dai suoi desideri, nasce nell’altro mondo in riferimento a questi.[5]

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