Karma induismo
Mokshareligion
Atman significa ‘sé eterno’. L’atman si riferisce al vero sé al di là dell’ego o del falso sé. È spesso indicato come ‘spirito’ o ‘anima’ e indica il nostro vero sé o essenza che sta alla base della nostra esistenza.
Ci sono molte prospettive interessanti sul sé nell’Induismo che vanno dal sé come eterno servitore di Dio al sé come essere identificato con Dio. La comprensione del sé come eterno supporta l’idea della reincarnazione in quanto lo stesso essere eterno può abitare corpi temporanei.
L’idea di atman comporta l’idea del sé come un essere spirituale piuttosto che materiale e quindi c’è una forte dimensione dell’Induismo che enfatizza il distacco dal mondo materiale e promuove pratiche come l’ascetismo. Così si potrebbe dire che in questo mondo, un essere spirituale, l’atman, ha un’esperienza umana piuttosto che un essere umano che ha un’esperienza spirituale.
Dharma è un termine importante nelle religioni indiane. Nell’induismo significa ‘dovere’, ‘virtù’, ‘moralità’, persino ‘religione’ e si riferisce al potere che sostiene l’universo e la società. Gli indù generalmente credono che il dharma sia stato rivelato nei Veda anche se una parola più comune per ‘legge universale’ o ‘rettitudine’ è rita. Il dharma è il potere che mantiene la società, fa crescere l’erba, fa brillare il sole e ci rende persone morali o piuttosto dà agli uomini la possibilità di agire virtuosamente.
Karma buddismo
Il karma è un concetto dell’Induismo che spiega attraverso un sistema in cui gli effetti benefici derivano dalle azioni benefiche passate e gli effetti dannosi dalle azioni dannose passate, creando un sistema di azioni e reazioni attraverso le vite reincarnate di un’anima (Atman)[1] formando un ciclo di rinascite. Si dice che la causalità sia applicabile non solo al mondo materiale ma anche ai nostri pensieri, parole, azioni e azioni che gli altri fanno sotto le nostre istruzioni[2].[importanza?] per esempio se fai una cosa buona, ti succede qualcosa di buono, e lo stesso vale se fai una cosa cattiva. Si dice nei Purana che il signore del karma è il pianeta Saturno, Shani.[3]
Ci sono tre diversi tipi di karma: il prarabdha karma che viene sperimentato attraverso il corpo presente ed è solo una parte del sanchita karma che è la somma dei karma passati, e l’agami karma che è il risultato della decisione e dell’azione attuale.[4]
La prima apparizione della parola karma si trova nel Rigveda. Il termine karma appare significativamente anche nei Veda. Secondo i Brahmana, “come sua moglie l’uomo nasce nel mondo che ha fatto” e si viene messi in equilibrio nell’altro mondo per una stima della propria azione buona e cattiva. Dichiara anche che siccome l’uomo è “costituito” dai suoi desideri, nasce nell’altro mondo in riferimento a questi.[5]
Wikipedia
Nodo senza fineNodo senza fine sulla ruota di preghiera del tempio nepaleseI simboli del karma come il nodo senza fine (sopra) sono motivi culturali comuni in Asia. I nodi senza fine simboleggiano l’interconnessione di causa ed effetto, un ciclo karmico che continua eternamente. Il nodo senza fine è visibile al centro della ruota di preghiera.
Karma (/ˈkɑːrmə/; sanscrito: कर्म, IPA: [ˈkɐɽmɐ] (ascolta); Pali: kamma) significa azione, lavoro o atto. [1] Il termine si riferisce anche al principio spirituale di causa ed effetto, spesso chiamato descrittivamente principio del karma, dove l’intento e le azioni di un individuo (causa) influenzano il futuro di quell’individuo (effetto):[2] Il buon intento e le buone azioni contribuiscono al buon karma e a rinascite più felici, mentre il cattivo intento e le cattive azioni contribuiscono al cattivo karma e alle cattive rinascite.[3][4]
Wilhelm Halbfass (2000) spiega il karma (karman) contrapponendolo alla parola sanscrita kriya:[3] mentre il kriya è l’attività insieme ai passi e allo sforzo nell’azione, il karma è (1) l’azione eseguita come conseguenza di quell’attività, così come (2) l’intenzione dell’attore dietro un’azione eseguita o un’azione pianificata (descritto da alcuni studiosi[9] come residuo metafisico lasciato nell’attore). Una buona azione crea un buon karma, così come una buona intenzione. Una cattiva azione crea un cattivo karma, così come una cattiva intenzione.[3]
Induismo dharma
La legge del karma è alla base del processo di trasmigrazione dell’anima. Karma significa letteralmente “azione”, ma più spesso si riferisce alle reazioni accumulate alle attività. Così si parla di “karma buono” e “karma cattivo”, che sono reazioni accumulate che gradualmente si sviluppano per determinare il nostro destino unico.
L’autodeterminazione e la responsabilità dell’anima individuale si basa sulla sua capacità di libera scelta. Questa viene esercitata solo nella forma umana. Mentre nelle specie inferiori, l’atman non prende decisioni morali ma è invece vincolato dall’istinto. Perciò, sebbene tutte le specie di vita siano soggette alle reazioni delle attività passate, tale karma viene generato solo nella forma umana. Solo la vita umana è una vita di responsabilità.
La Bhagavad-gita classifica il karma, elencando tre tipi di azioni umane: (1) Karma: quelle che elevano, (2) Vikarma: quelle che degradano e (3) Akarma: quelle che non creano né reazioni buone né cattive e quindi portano alla liberazione.
Le attività pie come la carità, la penitenza e il pellegrinaggio, specialmente quando sono eseguite in previsione di benefici materiali, come un livello di vita più alto sulla terra o una nascita elevata sui pianeti celesti.