Niyama

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I Niyama (sanscrito: नियम, romanizzato: Niyama) sono doveri o osservanze positive.[1] Nelle tradizioni indiane, in particolare nello Yoga, i niyama e il loro complemento, Yamas, sono attività e abitudini raccomandate per una vita sana, l’illuminazione spirituale e uno stato di esistenza liberata.[2] Nell’induismo ha molteplici significati a seconda del contesto. Nel buddismo, il termine si estende alle determinazioni della natura, come nei niyama dhamma buddisti.[3]

Le virtù sono ampiamente discusse in vari testi di epoca antica e medievale dell’Induismo. Nella sua scuola Yoga, esse sono descritte nei primi due degli otto arti (passi, rami, componenti). Il primo arto è chiamato yamas, che include le auto-ritenute virtuose (i “non fare”). Il secondo arto è chiamato niyamas, che include abitudini, comportamenti e osservanze virtuose (i “dos”).[4][5] Queste virtù e premesse etiche sono considerate nell’induismo come necessarie a un individuo per raggiungere uno stato di esistenza auto-realizzato, illuminato e liberato (moksha).[6]

Wikipedia

Nello Yoga Sutra, Patanjali ha delineato le otto membra dello yoga. Questi precetti sono intesi come linee guida per vivere una vita con significato e scopo.  Possono essere visti come una sorta di mappa per chi cerca una maggiore felicità e realizzazione spirituale.

Il primo arto consiste negli yamas: pratiche etiche o azioni che facciamo. I niyama sono il secondo arto: esperienze o stati in cui le azioni che abbiamo compiuto creano situazioni nella nostra vita che possiamo osservare e contemplare. In altre parole, sono osservanze personali.

Lo yamas e il niyamas sono solo i primi due arti del sentiero a otto arti dello yoga. Immaginate questi otto arti come una scala. Proprio come non si può salire in sicurezza sul secondo piolo di una scala senza aver salito il primo, bisogna prima praticare le azioni degli yama per osservare correttamente i niyama. Così, praticando gli yama: ahimsa (non violenza), satya (sincerità), asteya (non rubare), brahmacharya (continenza) e aparigraha (non attaccamento), abbiamo creato le condizioni perché il primo niyama, saucha, si realizzi.

Yamas

Lo yamas e il niyamas sono le linee guida etiche dello yoga esposte nelle prime due membra dell’ottuplice sentiero di Patanjali. Sono come una mappa scritta per guidarti nel viaggio della tua vita. In parole povere, gli yama sono cose da non fare, o restrizioni, mentre i niyama sono cose da fare, o osservanze. Insieme, formano un codice morale di condotta.

Bramacharya, il processo di moderazione, può manifestarsi per alcuni come abitudini alimentari moderate. Per altri, significa gestire la propria energia astenendosi da pratiche che la danneggiano in modo malsano. Alcuni traducono bramacharya come celibato, un voto che gli yogi hanno tradizionalmente fatto quando entrano in un ashram.

Sally dice che la maggior parte delle persone trova una delle 10 pratiche particolarmente impegnativa. Per lei, è la resa. Micah dice che torna ancora e ancora a satya, o non mentire, e ad essere diretto nella sua comunicazione. Dice che studiare lo yamas e il niyamas gli ha insegnato come navigare nelle sue interazioni quotidiane, specialmente quando si tratta di avere conversazioni difficili. Attraverso la sua pratica, dice, ha imparato ad essere gentile ma diretto. Trovare quell’equilibrio è una pratica tanto quanto padroneggiare l’Handstand o la Tree pose.

5 niyama

I Niyamas (sanscrito: नियम, romanizzato: Niyama) sono doveri o osservanze positive.[1] Nelle tradizioni indiane, in particolare nello Yoga, i niyamas e il loro complemento, Yamas, sono attività e abitudini raccomandate per una vita sana, l’illuminazione spirituale e uno stato di esistenza liberata.[2] Ha molteplici significati a seconda del contesto nell’Induismo. Nel buddismo, il termine si estende alle determinazioni della natura, come nei niyama dhamma buddisti.[3]

Le virtù sono ampiamente discusse in vari testi di epoca antica e medievale dell’Induismo. Nella sua scuola Yoga, esse sono descritte nei primi due degli otto arti (passi, rami, componenti). Il primo arto è chiamato yamas, che include le auto-ritenute virtuose (i “non fare”). Il secondo arto è chiamato niyamas, che include abitudini, comportamenti e osservanze virtuose (i “dos”).[4][5] Queste virtù e premesse etiche sono considerate nell’induismo come necessarie a un individuo per raggiungere uno stato di esistenza auto-realizzato, illuminato e liberato (moksha).[6]

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