Non attaccamento

Non attaccamento

Relazione di non attaccamento

La nozione buddista di non attaccamento si riferisce a un impegno con l’esperienza con flessibilità e senza fissazione sul raggiungimento di risultati specifici. Il presente studio ha cercato di definire, creare e convalidare una nuova misura di non attaccamento come si applica alle nozioni di sé. È stato sviluppato un nuovo costrutto di “non attaccamento al sé” (NTS), definito come assenza di fissazione su concetti, pensieri e sentimenti legati al sé, e una capacità di interagire in modo flessibile con questi concetti, pensieri e sentimenti senza cercare di controllarli. Due studi sono stati condotti nello sviluppo della nuova scala. Con la consultazione di esperti, lo studio 1 (n = 445) ha stabilito un singolo fattore, una scala internamente coerente di 7 voci attraverso l’analisi dei fattori esplorativa. Lo studio 2 (n = 388, n = 338) ha confermato la struttura fattoriale della nuova scala a 7 voci usando l’analisi fattoriale confermativa. Lo studio 2 ha anche trovato la nuova scala per essere internamente coerente, con prove che supportano la sua affidabilità test-retest, criterio e validità di costruzione. Il non attaccamento al sé è emerso come un modo unico di relazionarsi al sé, distinto dal non attaccamento generale, che si è allineato con livelli più alti di benessere e funzionamento adattivo.

Psicologia del non attaccamento

Sferragliando nel mio petto come un uccello in gabbia, quest’ansia chiede: quando finirà? Avremo un altro blocco nazionale? Come sarà il 2021? E, naturalmente, non ho niente da offrirle a parte la distrazione; punto la sua attenzione su videogiochi e film finché non si stanca. Questa tecnica funziona a breve termine, ma ammettiamolo, non è sostenibile. E abbiamo bisogno di qualcos’altro perché non abbiamo risposte a queste domande – non c’è uno schema su come affrontare una pandemia globale. Quindi cosa facciamo?

Una possibile risposta mi si è rivelata leggendo un articolo sugli insegnamenti buddisti del non-attaccamento. A prima vista, potrebbe essere facile pensare che questa nozione riguardi solo l’essere non attaccati ai beni fisici e vivere con meno, ma questo è un malinteso comune.

Cominciamo a guardare cosa significa l’attaccamento in questo contesto. Essere attaccati a qualcosa – un oggetto, un’idea, un’esperienza – significa riporre le nostre speranze nel fatto che ci sia per sempre. Questa speranza è purtroppo spesso delusa perché nulla, in realtà, è permanente. Il Dalai Lama dice che “l’attaccamento è l’origine, la radice della sofferenza; quindi è la causa della sofferenza”, perché quando ci attacchiamo a qualcosa, soffriamo quando se ne va.

Citazioni sul rapporto di non attaccamento

Molti di noi si rivolgono allo yoga per aiutare a calmare le nostre menti, distendere i nostri corpi e far scorrere l’adrenalina in modo mirato e riflessivo. Sappiamo che l’antica pratica è venerata da milioni di persone perché incoraggia una comprensione più profonda dei nostri corpi e delle nostre menti e ci aiuta a essere fantastici in hotpants. Aspetta, cosa? Le cose potrebbero essersi un po’ confuse lungo la strada. Come ogni tradizione millenaria, lo yoga è stato soggetto ad alcuni cambiamenti radicali lungo il suo viaggio di cinquemila anni verso il presente. E perché no? Al fine di soddisfare le esigenze del suo pubblico, lo yoga si è evoluto ed è stato piegato in alcune posizioni piuttosto bizzarre che sono un mondo lontano dalle sue radici e da quelle scritte nei sutra di Patanjali o addirittura quelle delineate nella Bhagavad Gita. E che trasformazione favolosa, dove una volta c’erano alcune diverse “scuole” di yoga ora si può scegliere tra infinite varietà; caldo, acro, partner, acqua, SUP. Le opzioni per lo yogi moderno sono infinite.  Ma non importa di quale yoga si tratti, la pratica di tutti può beneficiare dell’approccio mentale di no

Come praticare il non attaccamento nelle relazioni

Yin Yoga | Meditazione | SentieroVi siete mai trovati in una classe di yoga o di meditazione, ad ascoltare (finché potete) la voce soporifera dell’insegnante che continua a blaterare sui meriti spirituali del “lasciar andare”.

L’ingiunzione “Lascia andare!” è in cima alla lista dei cliché spirituali imperanti. Una voce interiore potrebbe ribellarsi con forza: “Ciao no! Sono chiaramente una persona con cose da fare, persone da proteggere e beni da custodire. Lasciar andare è per le persone che non hanno nulla a cui valga la pena aggrapparsi!”.

Eppure, c’è qualcosa di vero, no? I vari sistemi spirituali ci insegnano che è il nostro attaccamento alle cose, il nostro attaccamento alle idee e il nostro attaccamento alle opinioni che ci fa arrabbiare, per prendere in prestito un’espressione irlandese particolarmente colorita.

E da lì inizia il progetto di eliminare l’attaccamento. Si cercano ideali per diventare distaccati e/o non attaccati. E possiamo anche trovarci a borbottare osservazioni non empatiche ai nostri amici in difficoltà: “Hmmm, mi sembra che tu sia molto attaccato. Hai provato a lasciarti andare?”

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