Occhio interiore

Occhio interiore

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Il terzo occhio (chiamato anche occhio della mente o occhio interno) è un concetto mistico ed esoterico di un occhio invisibile speculativo, solitamente raffigurato come situato sulla fronte, che fornisce la percezione oltre la vista ordinaria.[1]

Il terzo occhio si riferisce alla porta che conduce ai regni interni e agli spazi della coscienza superiore. Nella spiritualità, il terzo occhio simboleggia spesso uno stato di illuminazione. Il terzo occhio è spesso associato a visioni religiose, chiaroveggenza, la capacità di osservare i chakra e le aure,[3] precognizione, ed esperienze fuori dal corpo. Le persone che si dice abbiano la capacità di utilizzare il loro terzo occhio sono talvolta conosciute come veggenti. Nell’induismo e nel buddismo, si dice che il terzo occhio si trovi intorno al centro della fronte, leggermente al di sopra dell’attaccatura delle sopracciglia, rappresentando l’illuminazione che si raggiunge attraverso la meditazione.[4][5] Gli indù mettono anche un “tilaka” tra le sopracciglia come rappresentazione del terzo occhio,[6] che si vede anche sulle espressioni di Shiva.[4] I buddisti considerano il terzo occhio come “l’occhio della coscienza”, che rappresenta il punto di osservazione da cui si raggiunge l’illuminazione al di là della vista fisica.[4]

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Il Terzo Occhio è un libro pubblicato da Secker & Warburg nel novembre 1956. Inizialmente si sosteneva che il libro fosse stato scritto da un monaco tibetano di nome Lobsang Rampa. In seguito ad un’indagine si scoprì che l’autore era Cyril Henry Hoskin (1910-1981), il figlio di un idraulico britannico, che sosteneva che il suo corpo era occupato dallo spirito di un monaco tibetano chiamato martedì Lobsang Rampa. Il libro è considerato una bufala.[1][2]

La storia de Il terzo occhio inizia in Tibet durante il regno del 13° Dalai Lama. Martedì Lobsang Rampa, figlio di un aristocratico di Lhasa, intraprende gli studi di teologia e viene presto riconosciuto per le sue prodigiose capacità. Entrando nell’adolescenza, il giovane Rampa intraprende imprese sempre più impegnative fino a quando viene riconosciuto come una risorsa cruciale per il futuro di un Tibet indipendente. I Lama del Tibet avevano predetto un futuro in cui la Cina avrebbe tentato di riaffermare la sua autorità, e Rampa viene operato per aiutarlo a preservare il suo paese. Un terzo occhio viene trapanato nella sua fronte, permettendogli di vedere le aure umane e di determinare le motivazioni nascoste delle persone.

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Si ritiene che il chakra Ajna sia situato al centro della fronte tra le sopracciglia. Non fa parte del corpo fisico ma è considerato parte del sistema pranico. La posizione lo rende un punto sacro dove gli indù applicano un bindi vermiglio per mostrare riverenza per esso.

Ajna è descritto come un fiore di loto trasparente con due petali bianchi, che si dice rappresentino le nadi (canali psichici) Ida e Pingala, che incontrano la nadi centrale Sushumna prima di salire al chakra della corona, Sahasrara. La lettera “ham” (हं) è scritta in bianco sul petalo sinistro e rappresenta Shiva, mentre la lettera “ksham” (क्षं) è scritta in bianco sul petalo destro e rappresenta Shakti.[10][fonte migliore necessaria]

All’interno del pericarpo del fiore si trova l’hakini Shakti. È raffigurata con una luna bianca, sei facce e sei braccia che tengono un libro, un teschio, un tamburo e un rosario, mentre compie i gesti associati alla concessione di benefici e all’allontanamento delle paure. Il triangolo rivolto verso il basso sopra di lei contiene un lingam bianco. Questo triangolo, insieme al fiore di loto, può rappresentare la saggezza.[11] In alcuni sistemi la divinità Ardhanarishvara, una forma ermafrodita Shiva-Shakti, risiede nel lingam e simboleggia la dualità di soggetto e oggetto. Questo sesto chakra del nostro corpo energetico è anche collegato con il sesto strato della nostra aura, conosciuto come lo strato celeste nella scienza dell’aura.

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L’Occhio Interiore[1] (noto anche come Vista)[2] era un termine di Divinazione, in cui si intendeva la mente del veggente.[1][3] Avere un “occhio interiore” permetteva di vedere nel futuro, ed era un dono raro.[1][3] Solo Cassandra Trelawney, e la sua pronipote, Sybill, si diceva lo possedessero. [3] Tuttavia, la padronanza di Sybill con esso era abissale, in quanto la maggior parte delle sue previsioni furono considerate “lanose” da Hermione Granger,[1] e fraudolente da Dolores Umbridge;[3] tuttavia, molte previsioni da lei fatte, in particolare riguardanti Harry Potter, erano in realtà vere.[4][5]

Nella prima lezione di Divinazione di Harry Potter, la professoressa Trelawney dichiarò che non lascia spesso la sua Torre per “scendere troppo spesso nel trambusto della scuola principale offusca il mio Occhio Interiore.”[1] In seguito, quando Harry disse a Ron che “soffrirai, ma sarai molto felice”, Ron suggerì che Harry ha bisogno che il suo Occhio Interiore venga testato.[1]

Nel quinto anno di Harry Potter a Hogwarts, durante una lezione ispettiva, l’Alto Inquisitore di Hogwarts Dolores Umbridge scelse di concludere l’ispezione chiedendo a Trelawney di fare una previsione. Trelawney si scandalizzò, rispondendo che “L’Occhio Interiore non vede a comando!”, ma poi cedette e fece una vaga previsione riguardante la Umbridge in grave pericolo. Inoltre, il professor Trelawney affermò a Dolores Umbridge che il dono dell’Occhio Interiore spesso saltava tre generazioni.[3]

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